Per Arvin la "prima pagina" del Gazzettino

Il giovane iraniano Arvin Golrokh con Cesare Campa e Roberto Papetti nella sede del Gazzettino

Da Teheran a Torino, con una serie di “pit stop” in giro per l’Italia, uno anche a Mestre. Arvin Golrokh, 27 anni, ne ha percorsi di chilometri dall’Iran dove vive ancora la sua famiglia. “E altri ne dovrò fare” racconta a Roberto Papetti, direttore del Gazzettino, durante un incontro nella sede del nostro giornale. A lui il privilegio di entrare a fare parte della galleria delle prime pagine d’autore che riproducono l’opera di un artista con sullo sfondo la copertina del giornale. Un passaggio che per il secondo anno consecutivo è riservato a chi vince il Premio Mestre di Pittura, organizzato dal Circolo Veneto presieduto da Cesare Campa.

Laureatosi tre mesi fa all’Accademia Albertina di Torino, dopo cinque anni di studio, Alvin ha già partecipato ad alcuni concorsi di pittura con due vittorie, a Brescia e appunto a Mestre, ottenendo anche numerose segnalazioni da parte delle giurie. La passione per la pittura l’ha coltivata negli anni, in una famiglia “non certamente ricca” ma amante dell’arte e dello studio: il padre è un ex ingegnere, la sorella maggiore è microbiologa in Canada, la più piccola studia violino al conservatorio di Teheran. Lui ha scelto di crescere lontano dal suo Paese, iniziando gli studi d’arte a Torino dove lavora part time nella ristorazione (“per ora dipingere non mi permettere di vivere”), ben sapendo che farsi strada nel mondo dell’arte non è facile “soprattutto se non provieni da una famiglia ricca, se non sei figlio di papà”. Alvin intende affrontare ogni ostacolo pur di esprimere la sua passione, nella speranza “che possa diventare il mio unico lavoro in un settore dove la competizione è agguerrita”.

In attesa della svolta, il giovane iraniano continua a dipingere “alla ricerca di un equilibrio tra arte figurativa e astrattismo” per divulgare un messaggio che, secondo lui, gli appassionati stanno ricercando nell'attuale panorama pittorico internazionale. E anche continua a cercare in rete bandi di concorsi per farsi conoscere, come è avvenuto per il Premio Mestre di Pittura edizione 2019 che si è aggiudicato con “Il libro funebre supremo”, opera che richiama un’immagine propagandistica del primo leader della rivoluzione islamica in atteggiamento affettuoso con i suoi nipoti, immagine che, spiega il giovane artista, "ha però perso la sua consistenza ideologica, diventando ora un’immagine nuova che evoca solo il ricordo dello stato di origine".